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il blog della scuola Dozza – Bologna

VIA DELLA BARCA

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Nel 1935 il toponimo tradizionale di Passo della Barca, che si riferiva alla presenza del traghetto sul fiume Reno a mezzo di barca o passo con barca sul fiume. Prima il tratto di strada, dal Ghisello al Malcantone, era segnato come un prolungamento della via Sant’Isaia.

Il collegamento con Casteldebole era assicurato da barcaioli che manovravano basse barche da una sponda all’altra del fiume. Fra questi  il traghettatore Maldini. Secondo la testimonianza di un’ex lavoratrice della filanda della Canonica attraversare il Reno fu sempre un’impresa, a causa delle piene improvvise. La signora Ada che lavorò alla filanda (1919-1923), testimoniò che l’ultimo dei traghettatori morì con l’angoscia di non aver potuto aiutare alcuni partigiani ad attraversare il Reno, così furono presi ed uccisi. Mentre un simpatico birocciaio, un certo Marcheselli, suonava un corno, per avvisare che la piena stava per arrivare, passare il guado, infatti, sarebbe stato molto pericoloso perché i vallatori scavavano buche profonde nel Reno, impossibili a vedersi col montare delle acque. In via della Barca, angolo Battindarno sorse la cooperativa Case Popolari Belcantone, che ebbe tra i soci fondatori Alfredo Fratta (la data d’inizio della costituzione della società stessa è l’11/09/1911). I soci, acquistarono un lotto di 1000 mq. Della proprità Lambertini-Mattei. Poi, ottenuto un mutuo, lavorarono duramente per costruire le case. Tutti dopo dodici ore di lavoro terminarono la loro dura giornata edificandola CooperativaBelcantone, il primo fabbricato fu pronto nel 1912. poco prima che via della Barca confluisse in via della Filanda, sorgevano due caseggiati, la scuola bianca e la scuola rossa. La scuola bianca fu demolita dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, mentre la scuola rossa fu sostituita negli anni cinquanta dalla scuola che prese il nome di Franco Cesana, un partigiano ebreo. La costruzione del villaggio Ina-Casa interruppe il corso di via della Barca al treno progettato da G. Vaccaro. Il villaggio è considerato il quartiere modello in Italia ed in Europa. Tra gli edifici più interessanti il treno, che si affaccia sulla grande piazza, la scuola Giovanni XXIII, le palazzine con la struttura a vista e la chiesa parrocchiale di Sant’Andrea. Nel 1961 il cardinale Giacomo Lercaro decretò la costituzione di una parrocchia al centro di questo popoloso nucleo: dapprima venne utilizzata una cappella volante, poi dal 1963 la chiesa si trasferì in un edificio prefabbricato. Nel 1984 benedetta da Papa Giovanni Paolo II, fu ultimata nel 1985 ed infine consacrata dal cardinale Biffì. La struttura progettata dall’architetto Vittorio Gandolfi fa parte delle nuove sperimentazioni che hanno portato alla costruzione di un numero rilevante di edifici di culto a Bologna ed in provincia. Gandolfi esegue un primo progetto di chiesa nel 1960. Solo agli inizi degli anni ’80 il comune finanzia il progetto dell’architetto Gandolfi che procede quindi ad una stesura di un’altra soluzione ed infine alla versione definitiva. Dopo questa sosta nella piazza Giovanni XXIII si condusse al termine della via della Barca, la dove il Reno segna un’ampia ansa fluviale e dove c’era il guado per raggiungere l’antico borgo di Casteldebole. Questa zona di confine è stata caratterizzata da insediamenti sportivi realizzati negli anni ’70.

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