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Visita alla Certosa

Il giorno 23 febbraio abbiamo usato la nostra ora e mezzo di laboratorio di giornalino per fare un’uscita a visitare la Certosa di Bologna. Dopo essere arrivati sul posto, il prof. Francesco Panico ci ha voluto subito mostrare due lapidi che ricordano una(vedi sotto) alcuni caduti proprio in quel posto per “piombo fascista”, se vogliamo ricordare quello che c’è scritto sopra, l’altra gli zingari come classe sociale segnata dall’intolleranza nazista della shoah (Porrajmos in lingua Rom), dimenticati da tutti ma anche loro segnati dal genocidio. Infine siamo entrati nel chiostro, la parte subito dopo l’entrata nell’omonimo cimitero li vicino, cogliendo alcune caratteristiche di quel posto.

La Certosa di Bologna è certamente, da un punto di vista storico e artistico, uno fra i monumenti più importanti della città.

Quando nel 1797 Napoleone sopprime il convento dei Certosini, la Certosa è già un luogo di straordinaria importanza artistica, cresciuto a partire dalla metà del XIV secolo. Ne fa fede la chiesa del convento, dedicata a S. Girolamo, con le opere ancora in sito di Bartolomeo Cesi (1559-1629) e lo splendido coro ligneo intarsiato del sec. XVI, ma ne fa fede anche la straordinaria galleria di capolavori (dal polittico di Antonio e Bartolomeo Vivarini alle pale di Ludovico e Agostino Carracci, di Guercino) che dalla Certosa passò in età napoleonica alla Pinacoteca Nazionale. L’istituzione del pubblico Cimitero avvenne nel 1801.

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